Tsipras ad Atene

Vittorie perdute

Non pensiamo affatto che l’Unione europea abbia ottenuto una qualche vittoria per il voto del parlamento di Atene con cui il premier greco Tsipras è riuscito a far passare l’accordo negoziato a Bruxelles. Ci sembra quasi impossibile ragionare in termini di chi vince e chi ha perso in una vicenda simile, non siamo in guerra e nemmeno giochiamo una partita di poker. Abbiamo di fronte invece un problema molto serio che riguarda l’Europa, dove da una parte un’area economica non riesce a crescere come si era ripromessa, dall’altra, dei paesi sono in gravi difficoltà e patiscono più di altri la crisi e la stagnazione che si abbatte sul continente, la Grecia è uno di questi. Sono due questioni molto diverse fra loro le politiche economiche ritenute necessarie a ridare fiato all’Europa e i patti fra Stati che devono essere rispettati. Purtroppo le une dipendono dagli altri e se gli accordi presi sono stati sbagliati, si sono rivelati inadeguati o anche soltanto sono divenuti obsoleti, rischiamo un corto circuito in cui resteremo impigliati tutti. Per questo non ha alcun senso stare dalla parte di Schaeuble o da quella di Varoufakis, perché in uno scontro come questo si va ad un passo dalla dissoluzione della comunità europea e ne usciremo tutti con le ossa rotte. In un’intervista al Corriere della Sera di giovedì scorso Omar Issing constata amaramente come l’Europa sia riuscita a fare l’opposto di quello che voleva, inasprendo i rapporti tra Paesi, invece di migliorarli. ,Senza bisogno di disquisire di questione economiche, con questa sola dichiarazione, è chiaro che l’Europa ha già fallito. Hanno fallito i tedeschi, i greci, i francesi e tutti gli altri noi inclusi. Dopo 15 anni di moneta unica e un processo unitario che si perde nella seconda metà del secolo scorso, vi è ancora la possibilità di una nuova ripartenza europea? Questa è la domanda che ci preoccupa, perché è inutile varare un piano di risanamento finanziario come quello di Tsipras se poi egli è il primo a non crederci. Come è inutile stilare il piano per il rientro del debito greco se si è convinti che sarebbe meglio una Grecia fuori dall'euro. Lo stesso vale per noi: se non crediamo più all’Europa, quale l’abbiamo costruita e sono Stati democratici quelli che hanno concorso attivamente al processo in corso e non delle dittature militari, con che cosa intendiamo sostituirla? Perché siamo convinti con Paul Krugman che vi sia una vita fuori dall’euro, solo che vorremmo anche capire di che tipo di vita si tratti. Ad esempio, quella che conducevamo nella lira non ci piaceva più, Per questo chiedemmo di aderire alla moneta unica, e il partito repubblicano, qualcuno lo ha dimenticato, più di molti altri.

Roma, 16 luglio 2015